L’allergia è una reattività spontanea ed esagerata dell’organismo di soggetti sensibili a particolari sostanze, gli allergeni, che risultano innocue nella gran parte della popolazione.
Molti allergeni sono rappresentati da proteine di origine vegetale e animale (cereali, topi, ratti, enzimi, ecc.), così come sostanze chimiche (isocianati, metalli, biocidi, ecc.). L’esposizione può avvenire fondamentalmente per inalazione (pollini, derivati di origine animale, ecc.), ingestione (alimenti, farmaci, ecc.), inoculazione o puntura (veleni di insetti, morsi di animali, farmaci, ecc.), contatto (sostanze a uso topico, cosmetici, farmaci, ecc.).
L’allergia da animali da laboratorio (LAA – laboratory animal allergy) rappresenta un rischio occupazionale in alcuni paesi tra i quali gli Stati Uniti e il Regno Unito.
In Italia tale rischio occupazionale non è riconosciuto, sebbene le attività di veterinaria e di laboratorio che espongono a derivati animali siano comprese nelle nuove tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura.
Coloro che lavorano con gli animali da laboratorio (LAWs – laboratory animal workers) possono manifestare sintomi allergici entro i primi tre anni lavorativi con sviluppo di asma, rinite, lacrimazione oculare fino a shock anafilattico.
I lavoratori maggiormente esposti agli allergeni di ratto e di topo sono gli addetti agli stabulari, i tecnici, i veterinari, gli studenti e i ricercatori che operano a contatto diretto con gli animali stabulati.
Sebbene il rischio allergologico non sia specificamente normato è necessario porre particolare attenzione alla valutazione di tutti i rischi a cui i lavoratori possono essere esposti nel proprio ambito occupazionale.
Numerose attività lavorative espongono i lavoratori al rischio allergologico, rappresentandosi quindi tale rischio come multifattoriale, di origine diversificata, con sintomatologie varie.
È importante quindi che tutti i lavoratori siano correttamente informati e a conoscenza del rischio allergologico a cui possono essere potenzialmente esposti in alcune attività lavorative e soprattutto i lavoratori suscettibili a determinati allergeni.
La valutazione del rischio allergologico deve essere attuata tenendo in considerazione le fonti di esposizione ambientale, la risposta immunologica individuale, la formazione, l’informazione, l’addestramento, le misure di controllo collettive e individuali, la sorveglianza sanitaria.
A supporto è necessario incentivare l’utilizzo di adeguate vie e modalità di comunicazione del rischio allergologico anche attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori della prevenzione per incrementare la diffusione della conoscenza in ambiente di vita e di lavoro.
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